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L’incomprensibile no alla terapia ormonale dopo un tumore al seno

By : on : June 17, 2024 comments : (0)

Sta aumentando il numero delle donne operate per un tumore al seno che rifiutano o interrompono precocemente la terapia ormonale con i farmaci endocrini (che bloccano parzialmente la funzione degli ormoni sessuali oppure la loro produzione). Confesso di non comprendere il motivo e di non approvare la scelta, quando non motivata da ragioni valide discusse con i medici curanti.

Al momento se parliamo di bloccanti ormonali necessari per la cura di una donna con tumore al seno non esistono equivalenti in naturopatia o omeopatia o in qualsiasi altro approccio non convenzionale. Non sono stati individuati rimedi che abbiano la medesima efficacia e la stessa probabilità molto alta di controllare a lungo termine la malattia.

Esistono però possibilità molto buone di integrare i farmaci convenzionali con rimedi che alleggeriscano o annullino i possibili effetti collaterali: è una quesitone di dialogo con i medici curanti. Alcuni rimedi non convenzionali possono andare in contrasto con le cure oncologiche: è fondamentale che chi si prende cura delle pazienti con tumore al seno abbia anche una buona preparazione nella medicina integrata.

La visione della medicina sta cambiando: si ha la sensazione che gli anni di studio e di specializzazione, l’esperienza accumulata nei decenni e il continuo aggiornamento valgano quanto uno scambio di opinioni in Internet. E’ pericolosissimo: nel caso del tumore al seno la terapia ormonale dopo la chirurgia o in situazioni specifiche è l’arma farmacologica più potente in assoluto.

Gli effetti collaterali sono possibili da gestire, a patto che esista un rapporto di cooperazione e di dialogo con le/i senologhe/senologi di riferimento. Non è vero che sia una cura intollerabile e non è vero che i fastidi siano difficili da alleviare: ho centinaia di casi che testimoniano il contrario, seguo queste donne personalmente da anni.

Posso affermare di avere un eccellente rapporto con le mie pazienti: le ascolto e dedico tempo alle visite (non tollero gli incontri frettolosi), mi è capitato di proporre la modifica o l’interruzione di terapie ormonali e sono felice di notare che molte giovani donne da me operate hanno avuto figli dopo l’esperienza traumatica con il tumore. Mi ritengo un chirurgo estremamente aperto alla personalizzazione a all’attenzione alle esigenze di ogni singola persona. Però non approvo le autosospensioni delle cure basate su scambi tra pazienti e senza il parere dei medici: stiamo parlando di terapie oncologiche e di un rischio che riguarda la sopravvivenza.

La percentuale di efficacia oncologica dei farmaci endocrini, cioè ormonali, resta tra le più alte in assoluto: questo è il dato da considerare prima di rinunciarvi. Una recidiva tumorale è un evento problematico e fonte di dolore, paura e trauma: ogni sforzo dovrebbe essere fatto per evitarlo.

Si dimentica che, purtroppo, il tumore al seno è e resta una malattia oncologica. I dati scientifici internazionali continuano a confermare che la terapia ormonale sia estremamente potente nel prevenire le ricadute. Rinunciare a una cura oncologica preventiva quando il tumore si è già manifestato una volta è una responsabilità molto grande: legalmente si può fare e i medici rispettano tale decisione, ma ci si augura che alla base di una rinuncia esista la consapevolezza vera.

Il mio suggerimento è di riflettere moltissimo prima di abbandonare una via efficace, vitale: tutto si può fare, ma con un pensiero più saggio rispetto alle voci colte qua e là senza una base scientifica.

(Ho parlato molto a lungo della terapia ormonale e dei suoi effetti collaterali nel libro “Conosci il tuo seno”, edito da Mondadori).

alberto

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