L’evoluzione della chirurgia senologica ha fatto sì che le tecniche diventassero sempre più mirate e meno mutilanti. Meno invasive, sostanzialmente, con un impatto sempre migliore su un rapido recupero dell’immagine e della funzionalità del corpo della donna.
Curare un tumore al seno con la chirurgia significa garantire il massimo dell’efficacia nel togliere la malattia con il minimo trauma psicofisico per la persona. L’inizio del cambiamento è legato all’invenzione della quadrantectomia alla fine degli anni Sessanta: Umberto Veronesi non solo riuscì a dimostrare che questa tecnica è equivalente alla mastectomia in termini di controllo del tumore, ma diede inizio a una rivoluzione concettuale con notevoli conseguenze positive. Dimostrare che si può curare una persona evitando di mutilarla rovinandole la vita per sempre significa rendere più accettabili i trattamenti oncologici, più rispettose le cure e più coinvolta la popolazione nelle campagne di prevenzione e diagnosi precoce. Dopo la quadrantectomia ci sono stati gli studi sulla biopsia del linfonodo sentinella, sulla ROLL (localizzazione radioguidata di lesioni mammarie non palpabili), sulla radioterapia intraoperatoria, sulla chirurgia plastica integrata alla chirurgia senologica: gli obiettivi sono evidenti, la cura della persona con la conservazione della qualità della vita attraverso l’immagine corporea.
Un argomento di estrema attualità è la biopsia mammaria, cioè il prelievo di frammenti di tessuto del seno in corrispondenza di una lesione di cui si voglia scoprire la natura. Per biopsia mammaria si intende il prelievo con un ago più o meno grosso (si va dall’agoaspirato che si esegue con un ago da siringa e preleva solo poche cellule alla biopsia con ago grosso tranciante che permette un esame istologico su frustoli di tessuto) per lo studio esatto delle caratteristiche di una lesione. La biopsia è usata da tempo nelle microcalcificazioni, piccoli depositi di calcio che qualche volta possono indicare un’alterazione pre-tumorale. La biopsia vacuum-assistita è la tecnica principale per approfondire la natura delle microcalcificazioni sospette o dubbie in mammografia.
Di recente le indicazioni alla biopsia sono state ampliate e l’adozione di questa procedura può indicare oggi l’eccellenza dell’approccio al tumore al seno nei diversi centri internazionali. Eseguire una biopsia ha molte finalità importanti, che elencherò di seguito.
- Corretta informazione alla paziente. La medicina moderna deve basarsi su un rapporto chiaro, onesto e profondo di cooperazione tra medici e pazienti, l’informazione che i medici sono tenuti a fornire in ogni momento deve essere precisa e il più possibile motivata. Una biopsia mammaria permette di conoscere il problema, dargli un nome e alcune caratteristiche fondamentali per informare la paziente e stabilire il prosieguo delle cure o dei controlli nel tempo.
- Direzione terapeutica. Basarsi sulle informazioni istologiche (biologiche) per discutere ogni singolo caso in modo interdisciplinare significa offrire proposte terapeutiche di reale eccellenza. La direzione terapeutica è una specie di rotta, un piano di aiuto alla persona basato su diversi momenti e differenti tecniche: le informazioni di una biopsia hanno ruolo determinante nel rendere questa rotta efficace nella maggioranza dei casi.
- Prescrizione di terapia farmacologica primaria. Può accadere che alcune pazienti si presentino alla visita con un tumore mammario le cui dimensioni o l’estensione ai linfonodi richiedono di agire prima con una chemioterapia (o comunque con la somministrazione di farmaci oncologici) e dopo con la chirurgia. La terapia farmacologica primaria, somministrata prima della chirurgia, è utile per ridurre l’ampiezza della malattia ma anche per intervenire subito sulla circolazione sanguigna sterilizzandola dalla presenza di eventuali cellule tumorali. Il tipo di terapia farmacologica dipende dalla biopsia mammaria perché dipende dall’istologia del tumore: l’eccellenza nelle cure non si basa su schemi predefiniti ma sulla personalizzazione, sulla scelta dei farmaci in base al tipo specifico di malattia.
- Segnalazione di casi particolari. Alludo per esempio ai tumori mammario cosiddetti “triplo negativo” che hanno un’aggressività biologica elevata e possono rispondere bene a cure farmacologiche iniziate subito dopo la diagnosi. Non sempre è così (la personalizzazione, ripeto, è la vera strategia di eccellenza) ma quando la biopsia indichi un tumore mammario triplo negativo di una certa dimensione è necessario valutare se la chirurgia debba essere il primo passo oppure si debba prescrivere prima una cura con farmaci.
- Organizzazione sanitaria. Sembra che si parli solo di beneficio per le strutture sanitarie, ma la verità è che una pianificazione adeguata delle cure serve molto anche alle pazienti. Avere una biopsia che informa sulle caratteristiche della lesione da trattare comporta una chiarezza maggiore nelle fasi della terapia, quindi la possibilità di organizzare meglio sia la parte sanitaria che la parte personale e familiare delle pazienti.
- Day surgery. Un intervento in day surgery è a tutti gli effetti una chirurgia classica con le tecniche necessarie per offrire l’eccellenza (compresa la radioterapia intraoperatoria, se serve) con un ricovero di una sola giornata e la dimissione la sera stessa dell’intervento. La biopsia prima del ricovero è fondamentale: è questo il caso che esemplifica meglio tutte le ottime conseguenze di una biopsia mammaria con le informazioni che fornisce, cioè l’informazione alla paziente e al personale sanitario, pianificazione delle cure nel modo ottimale, organizzazione sanitaria e di vita per la paziente.
- Nell’ipotesi di una mastectomia, la biopsia preventiva aiuta a prendere decisioni con una base istologica e a programmare anche la ricostruzione immediata con la chirurgia plastica.
Parlare di senologia di eccellenza è oggi possibile, anzi necessario: la probabilità di guarigione dipende anche dalla qualità e dall’eccellenza delle cure. La biopsia mammaria con ago è un segno di eccellenza perché si inserisce in un approccio di informazione massima e personalizzata in ogni fase della relazione terapeutica.