Attenzione, parliamo di fattori di rischio ma con un’avvertenza: tutte le donne, a prescindere dai fattori che vedrete discussi qui, hanno un rischio concreto di sviluppare tumore al seno.
Tutte le donne, quindi, dovrebbero sottoporsi ai controlli preventivi giusti per età.
Alcuni fattori di rischio identificati sono lo sviluppo mestruale precoce, la menopausa tardiva, la prima gravidanza dopo i trent’anni o l’assenza di gravidanze, non avere allattato al seno, il consumo di bevande alcoliche (anche il vino per la donna sembra pericoloso in questo senso; le indicazioni dei ricercatori suggeriscono di consumarne al massimo un bicchiere piccolo ogni giorno), la familiarità e l’eventuale mutazione di alcuni geni nel DNA.
Di tutti i fattori di rischio, il più sottovalutato è senza dubbio il consumo di alcolici. Le donne sottovalutano il rischio di tumore al seno legato al consumo di bevande alcoliche: perfino il beneficio presunto del vino rosso, raccontato a volte un po’ semplicisticamente, non solo è assai ridotto (esistono altri modi per assumere le sostanze che nel vino rosso potrebbero fare bene) ma non compensa il legame tra alcolici e insorgenza di tumore al seno.
La moderna pillola anticoncezionale non è da considerarsi un fattore di rischio a meno di somministrazioni eccessivamente prolungate, senza pause e senza il controllo medico, è anzi protettiva nei confronti di alcune malattie come il tumore dell’ovaio.
La terapia ormonale sostitutiva in menopausa andrebbe usata solo in presenza di sintomi e segni, cioè se si presentano problemi, per un periodo limitato di anni e sotto controllo medico. È utile per ridurre alcuni fastidi legati alla menopausa (anche se l’esercizio fisico intenso e regolare di per sé è in grado di alleggerire molti di questi problemi). Il rischio di stimolazione su cellule di tumore al seno è piccolo ma deve essere tenuto in considerazione. La terapia ormonale sostituiva non dovrebbe essere una soluzione proposta a priori, quando sopraggiunge la fase normale della menopausa: si chiama “terapia”, quindi può essere utile là dove insorgano reali problemi, segni e sintomi. Il rischio di tumore al seno è più che altro legato al fatto che eventuali cellule tumorali che si sviluppano indipendentemente dagli ormoni possano essere stimolate dalla terapia ormonale sostitutiva a crescere più in fretta e in modo evidente.
Esistono fattori di rischio alimentari che trasformo volentieri in “suggerimenti per la salute” per evitare di criminalizzare alimenti che, se consumati con moderazione e nell’ambito di una dieta variata, non sarebbero nocivi. La carne rossa e i grassi animali sembrano aumentare un po’ il rischio di tumore al seno, anche se per la carne rossa i dati sono discordanti tra loro. L’obesità in postmenopausa è un fattore di rischio assodato. Mantenere un peso adeguato evitando di alimentarsi regolarmente con grassi animali e carne rossa è il suggerimento principale, insieme all’astensione dalle bevande alcoliche (salvo il bicchiere piccolo di vino rosso, il cui beneficio è comunque dubbio); scegliere il cibo da fonti vegetali cambiando tutti i giorni il colore di ciò che si mangia, non dimenticando frutta secca, semi oleosi e cereali ed escludendo il più possibile gli zuccheri raffinati, dovrebbe essere la base per la scelta quotidiana.
Ridurre le calorie è preventivo. I dati più recenti dicono che la riduzione delle calorie e l’assenza di obesità sono protettivi e in presenza di malattia predispongono a una migliore probabilità di ritrovare la salute in modo stabile. Il suggerimento affettuoso “mangia che devi guarire / stare meglio” non ha senso: mangiare poco (nell’ambito del normopeso, ovviamente) è più salutare.
Avere avuto traumi sul seno (urti involontari, cadute, pugni dai bambini che si tengono in braccio) non è un fattore di rischio per il tumore al seno, come non è fattore di rischio il ferretto dei reggiseni: piuttosto, i traumi al seno andrebbero evitati perché rispettare il proprio corpo significa proteggerlo da dolori e danni che possono risultare fastidiosi.
Un fattore di rischio che la scienza ha indagato con alterni risultati è lo stato psichico. Lo stress intermedio sembra fungere da stimolo soprattutto per le donne, non si può affermare che un grado medio di stress sia nocivo: è anzi uno stimolo a vivere, andare avanti, agire. Lo stress medio non può essere messo in correlazione con malattie fisiche. Uno stress eccessivo può diventare patologico e pericoloso per la salute, ma si parla principalmente di rischi cardiocircolatori e disturbi della pelle, nonché di influenza sull’andamento di malattie autoimmuni.
Nel caso dei tumori, e del tumore al seno in particolare, i dati non sono univoci. Gli studi indicano qualche correlazione tra i lutti e i traumi molto pesanti non elaborati e l’insorgenza di alcune malattie (tra cui i tumori della sfera genitale femminile), ma esistono altri studi che smentiscono questa idea. Può essere ragionevole la spiegazione che arriva dalla psicosomatica: alcune emozioni rimosse, bloccate, volutamente dimenticate o non vissute per incapacità di affrontarle restano ferme nella psiche e possono, attraverso meccanismi non noti, contribuire all’insorgere della malattia.
Una certezza quando si parla di lutto e di grande trauma è che sia sano vivere le emozioni quando si presentano. Elaborare un lutto implica viverlo e non scacciarlo per la paura del dolore. Rimuovere, cercare di nascondere e dimenticare non aiuta e anzi rende il trauma più costante, cronico, pronto a saltare addosso alla prima occasione: un dolore, quando c’è, va vissuto in modo che se ne vada il più rapidamente possibile senza ritornare.