Un tumore al seno che evolve con metastasi a distanza diventa una malattia cronica. Le metastasi a distanza sono localizzazioni della malattia al di fuori del seno, in altri organi o tessuti.

Il meccanismo delle metastasi non è del tutto noto: si sa che le cellule tumorali hanno la capacità di infiltrare i tessuti, di spostarsi attraverso canali linfatici e vasi sanguigni ma il motivo per cui si fermino più spesso in alcuni organi e non in altri è noto solo in parte. E’ probabile che il tipo di circolazione sanguigna e linfatica degli organi e la liberazione di alcune sostanze specifiche da parte delle cellule tumorali siano responsabili della “preferenza” per alcune sedi come sede di metastasi.

Nel tumore al seno gli organi più facilmente colpiti da metastasi sono i linfonodi, le ossa, i polmoni e il fegato. Sono possibili anche metastasi al cervello, alle ovaie e al peritoneo. In teoria ogni organo può essere colpito, ma alcuni non lo sono mai o quasi mai.

Gli accertamenti per verificare la presenza di metastasi sono piuttosto specifici. A parte la PET che è un esame in grado di studiare tutto il corpo (l’encefalo solo in parte), la scintigrafia ossea si usa per la ricerca di metastasi ossee, l’ecografia, la TC e la risonanza magnetica addominale per le metastasi al fegato e la radiografia o, meglio, la TC toracica per i polmoni.

Il cervello è studiato molto bene con risonanza magnetica o con TC con contrasto.

Non sono esami da usare di routine: si usano solo quando i medici di riferimento sospettino in modo concreto la presenza di localizzazioni tumorali a causa di sintomi o segni.

I marcatori tumorali negli esami del sangue possono indicare la probabilità di metastasi quando hanno un rialzo evidente e confermato da più misurazioni: è importante che i medici abbiano un quadro preciso dello stato dei sintomi della paziente e dei suoi esami recenti.