All’inizio ero scettico: per un chirurgo l’idea di allontanare da sé il corpo del paziente è assurdo, sembra svuotare di senso la relazione di cura. Poi la crisi legata alla chiusura protettiva durante la pandemia mi ha un po’ costretto a ripensare al teleconsulto, a dargli una possibilità: non solo mi sono ricreduto, ma ho scoperto una via utilissima, seria e molto empatica.
Il teleconsulto è un colloquio medico attraverso una videochiamata: usualmente uso Zoom, ma mi è capitato di connettermi con Skype e con altri metodi molto noti. Gli esami si analizzano con precisione e calma, il tempo è pari o addirittura superiore a una visita di persona. Da mesi nella mia attività di chirurgia senologica gli interventi operatori e le visite fisiche si sono arricchiti di questo strumento straordinario: ogni settimana fisso appuntamenti per teleconsulti, con risultati eccellenti in termini medico-scientifici e di gradimento per le pazienti.
Di recente ho assistito a un evento online organizzato da Reuters sul tema “Patients take control – The era of consumerized health”: ogni incontro che punti su una responsabilizzazione del paziente e sulle innovazioni a suo beneficio mi interessa moltissimo. Come immaginavo si sono discussi argomenti connessi ai teleconsulti, e le idee principali sono state:
– la relazione medico-paziente ha avuto una forte svolta positiva grazie allo sviluppo del teleconsulto;
– con il teleconsulto si è aggiunta una specie di “corsia ad alta velocità” che facilita molto il contatto tra pazienti e strutture sanitarie;
– il paziente si sente più a suo agio quando interagisce col medico da casa, in un ambiente familiare che gli consente di esprimere meglio i dubbi o le richieste;
– il teleconsulto può avvenire molto velocemente, in urgenza, per esempio quando sia stata diagnosticata una malattia come il tumore al seno;
– il teleconsulto comporta anche notevoli risparmi economici, avendo il paziente accesso rapidissimo ai migliori specialisti che spesso si trovano lontani, senza costi di trasferimento e con tempi brevi;
– non si prevede che da questa innovazione molto positiva si ritorni alla situazione precedente alla pandemia, quindi le strutture sanitarie e i professionisti si devono adeguare alla nuova realtà;
– il teleconsulto è il primo passo, veloce e sicuro, per un approccio clinico e una valutazione generale cui seguiranno approfondimenti ed eventuali cure in relazione alle diverse situazioni cliniche.
Aggiungo che il teleconsulto permette di connettersi a centri di eccellenza lontani che altrimenti sarebbero raggiungibili solo a fronte di spostamenti onerosi e (per alcuni) impossibili: è stato dimostrato che una diagnosi oncologica richieda trattamenti di alta specializzazione per avere maggiori probabilità di risoluzione, quindi il teleconsulto offre davvero a tutti la possibilità di ottenere una consulenza di qualità.
Quanto all’empatia: si pensa esista solo nella visita fisica ma si può anche non trovare, e lo stesso vale per il teleconsulto. Non è lo strumento e non è neanche la distanza fisica a rendere profondo uno scambio: l’amore dipende dalle persone, ovunque si trovino.