Le donne operate per tumore al seno si possono trovare negli stati immunitari più diversi: nell’assoluta maggioranza dei casi non esistono difetti e possiamo considerarle del tutto normali in termini di autodifesa naturale.
Se stanno ricevendo chemioterapia o se hanno disfunzioni immunitarie aggiuntive rispetto alla malattia oncologica possono trovarsi in una condizione di fragilità: queste donne hanno la necessità di seguire con particolare attenzione le indicazioni preventive, e dovrebbero proteggersi moltissimo nell’esposizione al contatto sociale.
Le donne operate per tumore al seno non devono aggiungere alla paura del virus il timore di essere più predisposte a contrarlo: non è così, salvo eccezioni segnalate dai medici. Il sistema immunitario si può controllare con esami e procedure mediche: non è una quesitone di “sensazione”.
E’ irrealistico dire che un intervento per tumore al seno induca a priori una carenza immunitaria e, quindi, predisponga maggiormente a contrarre l’infezione da Coronavirus: non è vero, il rischio è pari a quello delle donne che non hanno avuto tumore al seno. Si è più fragili quando siano presenti cali significativi delle cellule del sistema immunitario, segnalati dagli esami e dalle visite dei medici di riferimento: in questi casi le pazienti sanno di essere più a rischio e adottano misure aggiuntive rispetto a quelle indicate per la popolazione generale.
Per motivi identici è assurdo stabilire priorità false e pericolosissime immaginando che COVID-19 debba ritardare i controlli preventivi o addirittura gli interventi chirurgici per un tumore al seno: si tratta di una deriva comunicativa sbagliata, dovremmo ricordare che il tumore al seno è una malattia grave che può essere guarita in modo definitivo con le cure di eccellenza e la tempestività nell’intervento.
Non rimandate un intervento al seno pensando che sia più importante proteggersi da COVID-19: è un approccio contrario alla salute (e alla logica).