“Immagino che nel prossimo periodo lavorerete meno, o sarete chiusi”: da tanti anni mi stupisco di sentire frasi questo genere quando visito donne con tumore al seno e programmo il loro intervento chirurgico.

La malattia non ha l’abitudine di rispettare i calendari e le festività: non è pensabile che chi si dedica alla cura dei pazienti affetti da patologie complesse riduca il ritmo delle terapie e dei servizi che offre. Per andare ancora più a fondo, non è pensabile che le donne decidano di soprassedere a controlli necessari o a chirurgie prescritte invocando come pretesto il periodo festivo.

Non sto dicendo che siano vietate le feste e le vacanze: io stesso le onoro e mi ci dedico. Però scelgo i momenti e le distanze che permettono di essere reperibile e fisicamente presente in caso di necessità, e mantengo il costante contatto attraverso e-mail e cellulare.

Le informazioni rassicuranti sull’alto tasso di guaribilità del tumore al seno si basano su cure di eccellenza, diagnosi precoce e sul rispetto delle prescrizioni e dei tempi.

Il rispetto non deve essere solo da parte dei terapeuti e delle strutture di cura, ma riguarda anche i pazienti. Capita che le persone con diagnosi di tumore cui propongo di operarle in un tempo rapido rispondano che prima desiderano riposarsi, riprendersi e rispettare una vacanza programmata e solo dopo verranno per l’intervento. Queste decisioni nascono dalla paura e dalla voglia di rimuovere il problema, sono fughe. Ma è altrettanto vero che si fa un uso semplicistico delle notizie divulgate nei media sulla curabilità del tumore al seno.

Essere rassicurate non autorizza a sottovalutare. Il tumore al seno resta un problema maggiore per la salute femminile, e come tale va trattato.

Il tumore non conosce festività o vacanze: saperlo aiuta a scegliere la via della propria prevenzione e della cura.