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La notizia: hai un tumore al seno

By : on : January 10, 2017 comments : (Comments Off on La notizia: hai un tumore al seno)

Ricevere una diagnosi di tumore è un lutto: lo è per la psicologia e per il buonsenso, per la medicina e per qualsiasi approccio filosofico occidentale e non occidentale. Le reazioni delle donne variano in modo individuale ma negare he il lutto significa rimuovere parte (importante) del problema.

Non esiste un modo giusto o sbagliato per accogliere una diagnosi traumatica e destabilizzante. Alcune donne ritengono di reagire “bene” perché cercano subito aiuto, vivono il tempo delle cure e qualche mese successivo con grinta e la certezza di avere affrontato tutto poi, inevitabilmente, vanno incontro a un periodo (per loro inspiegabile) di depressione, rabbia o ansia (o un insieme di queste emozioni).

Altre donne piangono poco dopo la diagnosi, o si spaventano, o si arrabbiano: tutte reazioni normali e salutari in vista del superamento successivo del trauma.

Depressione, sgomento, paura e rabbia devono essere vissuti, in qualunque tempo si permetta loro di manifestarsi.

L’emozione meno ammessa è la rabbia. “Non mi sono mai arrabbiata”: è una frase che ascolto spesso, e non è mai vera. Perché se è vera è un problema. La rabbia si sarà forse espressa contro i familiari, i medici, i colleghi, oppure dovrà ancora arrivare, ma deve esistere per consentire alla donna di passare oltre senza accumulare dentro di sé emozioni che non le faranno bene.

Cosa fare dopo una diagnosi di tumore al seno?

Per prima cosa: cercare un centro di eccellenza senza precipitarsi dal primo medico o nel primo centro più vicino evitando di valutarne l’esperienza specifica nell’ambito senologico. Lo abbiamo già detto: l’eccellenza guarisce di più, la fretta no.

Seconda cosa (a pari merito): ascoltare se stesse e decidere chi è la compagna/il compagno di viaggio ideale nel singolo momento. La compagnia di un’amica, del/della partner, di una sorella, di madri o figlie, di colleghe particolarmente affiatate è molto importante per una condivisione che non con tutti arriva naturale. Vivere il tumore da sole non è una buona idea.

Terzo: stabilire con i medici e gli infermieri un colloquio vero. Porre domande, ascoltare le risposte, non tenersi dentro i dubbi. Non farsi bastare parole scarne ma nemmeno buttarsi a chiedere terapie viste su internet che niente hanno a che fare con il singolo caso specifico. Affidarsi, ma usando cervello e cuore: la relazione con i medici deve essere solida, fluida, aperta. Una domanda dovrebbe essere posta dopo una proposta terapeutica: perché?

Quarto: ricorrere al talento. La diagnosi di tumore è un lutto, un trauma, una privazione di serenità. Rispondere usando il proprio talento, dedicandosi alla propria passione, a quella gioia segreta che accompagna fin da bambine significa non permettere al tumore di diventare l’unica realtà.

La donna resta donna, e il tumore è e deve rimanere un dettaglio da conoscere ed eliminare, senza ingigantirsi a unica realtà esistente.

alberto

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