La prevenzione del tumore al seno è secondaria, cioè si basa sulla diagnosi precoce, e si effettua grazie a due esami: si chiamano mammografia ed ecografia mammaria.
La ricerca si sta concentrando su alcune tecniche che nel sangue indagano marcatori ultraspecifici capaci di predire l’insorgenza di tumore con anni di anticipo: sono prospettive affascinanti, ma al momento non utili nella pratica quotidiana. Sono ancora sperimentali, non applicabili alla popolazione. Ecco perché un esame del sangue non può essere considerato una procedura di prevenzione del tumore al seno: i marcatori di oggi, in particolare il ca15-3, possono contribuire, insieme ad altri esami, a monitorare la situazione in una donna che abbia già avuto la malattia, ma non anticipano niente.
Alcune donne ancora affermano di avere fatto prevenzione perché hanno sostituito mammografia ed ecografia mammaria con un esame del sangue completo, e purtroppo si stupiscono per una diagnosi di tumore perché fino a quel giorno il marcatore ca15-3 era entro i limiti della norma: in realtà il rialzo di questa proteina (visibile con il prelievo del sangue) è indicativo solo in alcuni casi di diffusione della malattia agli altri organi (metastasi), non nella fase dello sviluppo nel seno. E anche quando si verificano metastasi non è detto che l’alterazione del ca15-3 sia evidente.
Il marcatore tumorale oggi adottato nella pratica clinica, il ca15-3, non può e non deve sostituire mammografia ed ecografia: non è prevenzione.